Друге життя Харкова The second life of Kharkiv 2022
The Second life of Kharkiv si inserisce all’interno del progetto Other Rooms, Other Thoughts. Il nome prende spunto da Second Life, una famosa piattaforma online abitata da avatar che vivono un mondo virtuale parallelo.
L’idea è quella di anticipare e immaginare attraverso dei rendering la fine della guerra e la successiva ricostruzione di alcuni luoghi simbolo di Kharkiv (come la facoltà di sociologia o il palazzo del governo e la piazza della libertà). In questo modo, si vuole denunciare l’immanenza fisica del conflitto e delle sue conseguenze, l’insensatezza della morte e della guerra, contrapponendole ad una virtualità capace di individuare nella Second life of Kharkiv una nuova dimensione di senso più “utopica”, ma non per questo meno “vera”.
La guerra da minaccia considerata fantasticheria e allarmismo è diventata realtà e alla realtà forse non resta che abitare il virtuale.
Oggi generali e geopolitologi invitano a guardare all’Ucraina attraverso le categorie del realismo politico, a considerare i fatti per come sono e alla politica internazionale come a quello stato di natura hobbesiano di conflitto tra potenze, dove i concetti di sicurezza e di forza hanno un ruolo centrale. Nelle relazioni tra Stati esiste sempre la possibilità di ricorrere alla forza, la sicurezza è l’unico fine e la guerra l’unico mezzo necessario per ottenerlo. Gli Stati tendono a opporsi a chi minaccia la loro integrità (così come avrebbe fatto la Russia rispetto alla minaccia rappresentata da una possibile Ucraina nella NATO), e sono capaci di elaborare e perseguire i propri fini in maniera razionale, così non c’è più spazio per ogni altra visione della realtà. Il realismo politico espelle ogni altra dimensione non conflittuale dall’antropologia umana, facendo della guerra l’unico orizzonte d’azione della ragionevolezza che guida le nostre azioni. Tutto il resto è relegato al virtuale, all’utopia, senza alcuna presa sulla realtà.
The Second life of Kharkhiv vuole rovesciare completamente il mondo del realismo politico, contrapponendosi al razionalismo di una realtà storica che vede nel conflitto l’unica dimensione umana. I rendering non fanno che ribadire in digitale quella realtà dalla quale evadono. Tuttavia, proprio il carattere immaginifico del virtuale può essere visto come sintomo di una mentalità presente nel reale che rifiuta la guerra, aprendo e arricchendo la dimensione della possibilità. Così, l’immaginazione può essere motore di trasformazione della storia, in contrasto con il ruolo conservativo del realismo politico che trasfigura l’esistente al fine di stabilizzarlo in una dimensione antagonistica.
Disegnando in computer grafica la città immaginaria e perfetta di Kharkiv, The Second Life of Kharkiv denuncia l’elemento irrazionale del realismo politico e della guerra, che nasconde in sé le angosce, le ansie e le paure dell’utopia negativa “o distopia”, non perché irrealizzabile, ma perché realizzata. Nell’inconciliabilità tra la guerra e le immagini dei rendering, tra la guerra e altre possibili dimensioni di senso dell’umano, si inserisce l’idea di libertà come possibilità di una realtà altra che come tale non si lascia ridurre all’antropologia dell’homo homini lupus. In questo senso i ruoli si ribaltano, è la guerra a incarnare la distopia realizzata e il mondo virtuale a rappresentare quel realismo che non riesce a trovare nel conflitto la dimensione politica dell’essere umano.
The Second life of Kharkiv si inserisce all’interno del progetto Other Rooms, Other Thoughts. Il nome prende spunto da Second Life, una famosa piattaforma online abitata da avatar che vivono un mondo virtuale parallelo.
L’idea è quella di anticipare e immaginare attraverso dei rendering la fine della guerra e la successiva ricostruzione di alcuni luoghi simbolo di Kharkiv (come la facoltà di sociologia o il palazzo del governo e la piazza della libertà). In questo modo, si vuole denunciare l’immanenza fisica del conflitto e delle sue conseguenze, l’insensatezza della morte e della guerra, contrapponendole ad una virtualità capace di individuare nella Second life of Kharkiv una nuova dimensione di senso più “utopica”, ma non per questo meno “vera”.
La guerra da minaccia considerata fantasticheria e allarmismo è diventata realtà e alla realtà forse non resta che abitare il virtuale.
Oggi generali e geopolitologi invitano a guardare all’Ucraina attraverso le categorie del realismo politico, a considerare i fatti per come sono e alla politica internazionale come a quello stato di natura hobbesiano di conflitto tra potenze, dove i concetti di sicurezza e di forza hanno un ruolo centrale. Nelle relazioni tra Stati esiste sempre la possibilità di ricorrere alla forza, la sicurezza è l’unico fine e la guerra l’unico mezzo necessario per ottenerlo. Gli Stati tendono a opporsi a chi minaccia la loro integrità (così come avrebbe fatto la Russia rispetto alla minaccia rappresentata da una possibile Ucraina nella NATO), e sono capaci di elaborare e perseguire i propri fini in maniera razionale, così non c’è più spazio per ogni altra visione della realtà. Il realismo politico espelle ogni altra dimensione non conflittuale dall’antropologia umana, facendo della guerra l’unico orizzonte d’azione della ragionevolezza che guida le nostre azioni. Tutto il resto è relegato al virtuale, all’utopia, senza alcuna presa sulla realtà.
The Second life of Kharkhiv vuole rovesciare completamente il mondo del realismo politico, contrapponendosi al razionalismo di una realtà storica che vede nel conflitto l’unica dimensione umana. I rendering non fanno che ribadire in digitale quella realtà dalla quale evadono. Tuttavia, proprio il carattere immaginifico del virtuale può essere visto come sintomo di una mentalità presente nel reale che rifiuta la guerra, aprendo e arricchendo la dimensione della possibilità. Così, l’immaginazione può essere motore di trasformazione della storia, in contrasto con il ruolo conservativo del realismo politico che trasfigura l’esistente al fine di stabilizzarlo in una dimensione antagonistica.
Disegnando in computer grafica la città immaginaria e perfetta di Kharkiv, The Second Life of Kharkiv denuncia l’elemento irrazionale del realismo politico e della guerra, che nasconde in sé le angosce, le ansie e le paure dell’utopia negativa “o distopia”, non perché irrealizzabile, ma perché realizzata. Nell’inconciliabilità tra la guerra e le immagini dei rendering, tra la guerra e altre possibili dimensioni di senso dell’umano, si inserisce l’idea di libertà come possibilità di una realtà altra che come tale non si lascia ridurre all’antropologia dell’homo homini lupus. In questo senso i ruoli si ribaltano, è la guerra a incarnare la distopia realizzata e il mondo virtuale a rappresentare quel realismo che non riesce a trovare nel conflitto la dimensione politica dell’essere umano.
Привіт з Харків - Greetings from Kharkiv, 2022
A town near Kharkiv (Харків), the second largest city in Ukraine, close to the border with Belarus and not far from Donbass, is shaken by the winds of war that threaten to throw the country and Europe into a new conflict.
Kharkiv is a story told through images and words that express the emotions of a young teenager who studies and lives in Rome, but who can't wait to return to her place of origin during the summer, in the hope of finding them as intact as they are in her memories. The photos are accompanied by thoughts and phrases that bring back memories of a happy childhood, remembered in school, walks and Ukrainian sunrises.
Kharkiv is part of the project Other Rooms, Other Thoughts which involves several cities (Kharhiv/Ukraine, Kalamulla/Sri Lanka, Paris/France, Bucharest/Romania,) with the intent to recapture, through memories and everyday experiences, that dimension of meaning that is not possible to find in a world which risks falling into the abyss.
The war is incomprehensible in the eyes of an adolescent, as it is in ours. Where even the most cynical political realism, based on that line of thought that found in Thucydides, Machiavelli and Hobbes its most illustrious exponents, invites us to look at the facts as they are and not as they should be, while providing explanatory bases for reality, seems totally irreconcilable with a life that feeds on memories, sunrises, walks, relationships, based on the recognition of the other and that does not see conflict as the founding element of human anthropology.
An understanding of the incomprehensible, which threatens to sweep away the places, people and memories that inhabit Kharkiv, is the basis of this work. Thus, photos depicting wheat fields and bicycle rides are transfigured into battlefields, a young girl's memories and desires give rise to dyscrasia, mingling with the tracers that mark troop movements on a map.
Although international politics is a web of antagonism, in which the concepts of power and security play a central role, and where the threat of one state using force against another is an ever-present possibility, it is complex if not impossible to find a dimension of meaning for human life in an activity aimed at suppressing life itself. War can certainly be understood as an extension of that economic competition that makes production a struggle for supremacy, but the meaninglessness of that dimension which finds something worth fighting for in a pipeline or in the use of force, remains.
A town near Kharkiv (Харків), the second largest city in Ukraine, close to the border with Belarus and not far from Donbass, is shaken by the winds of war that threaten to throw the country and Europe into a new conflict.
Kharkiv is a story told through images and words that express the emotions of a young teenager who studies and lives in Rome, but who can't wait to return to her place of origin during the summer, in the hope of finding them as intact as they are in her memories. The photos are accompanied by thoughts and phrases that bring back memories of a happy childhood, remembered in school, walks and Ukrainian sunrises.
Kharkiv is part of the project Other Rooms, Other Thoughts which involves several cities (Kharhiv/Ukraine, Kalamulla/Sri Lanka, Paris/France, Bucharest/Romania,) with the intent to recapture, through memories and everyday experiences, that dimension of meaning that is not possible to find in a world which risks falling into the abyss.
The war is incomprehensible in the eyes of an adolescent, as it is in ours. Where even the most cynical political realism, based on that line of thought that found in Thucydides, Machiavelli and Hobbes its most illustrious exponents, invites us to look at the facts as they are and not as they should be, while providing explanatory bases for reality, seems totally irreconcilable with a life that feeds on memories, sunrises, walks, relationships, based on the recognition of the other and that does not see conflict as the founding element of human anthropology.
An understanding of the incomprehensible, which threatens to sweep away the places, people and memories that inhabit Kharkiv, is the basis of this work. Thus, photos depicting wheat fields and bicycle rides are transfigured into battlefields, a young girl's memories and desires give rise to dyscrasia, mingling with the tracers that mark troop movements on a map.
Although international politics is a web of antagonism, in which the concepts of power and security play a central role, and where the threat of one state using force against another is an ever-present possibility, it is complex if not impossible to find a dimension of meaning for human life in an activity aimed at suppressing life itself. War can certainly be understood as an extension of that economic competition that makes production a struggle for supremacy, but the meaninglessness of that dimension which finds something worth fighting for in a pipeline or in the use of force, remains.